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Lettori fissi

domenica 14 novembre 2010

PostHeaderIcon Oh Geco, morituri te salutant (cit. Alice Montagner)





Altro post in diretta dal mio assolato bungalow, inondato da un caldo tremendo quest’oggi, e a tratti rinfrescato da quelle pioggerelline che a distanza di un’ora l’una dall’altra fingono di riportare un clima mite. Sottolineo “fingono”. Dopo un lauto pranzo offertoci dal provetto chef Stanley -accompagnato dalle consuete birre Hinano e ottimo vino- tutti qui ci stiamo godendo il riposo domenicale.

A pochi secondi fa risale il tragico ritrovamento di un cadavere nel mio bungalow (il cui pavimento è al momento così sporco che le formiche ci rimangono attaccate, ma provvederò all’operazione igiene di qui a poche ore), il povero geco Sancho “il geco marcio”, creatura un po’ putrefatta rinvenuta a fianco del mio letto. Insieme ad Alice ho dato al piccolo amico sgusciante una degna sepoltura in un vaso di fiori con tanto di cerimonia funebre. Dopo la stupenda esperienza della Hawaiki Nui di venerdì mattina, la caratteristica gara di piroghe che si svolge annualmente in Polinesia Francese, con partenza a Tahiti ed arrivo nella splendida spiaggia di Matira, ci siamo concessi un week end di assoluto relax. Ci tengo a sottolineare che, per un motivo e per l’altro, ho evoluto un amore profondo per la fantastica Matira Beach. Con questo tipico link di Wikipedia vi offro la possibilità di sapere di più riguardo alla competizione PIROGOSA



http://it.wikipedia.org/wiki/Hawaiki_Nui_Va%27a



Wikipedia fonte di ogni conoscenza e sapere umano.

Il sabato pomeriggio ha visto me e Nadia partire con aria avventurosa alla volta dell’unica strada ufficialmente asfaltata dell’isola, e percorrere temerariamente circa metà Bora Bora pedalando sui due rottami di biciclette che -non senza fatica- ci aiutano un po’ negli spostamenti impegnativi. Dopo una consistente pedalata, già sulla via del ritorno nel tardo pomeriggio, la mia bicicletta ha deciso di abbandonarmi, il pedale destro di non muovesi più, così che ho dovuto percorrere un discreto tratto di strada portandola a mano. Nel frattempo il resto del gruppo si godeva birre rinfrescanti sulla veranda di Stanley conversando amabilmente (dopo la pedalata del secolo anche io li ho raggiunti). Per onorare il sabato sera (non che qui si faccia troppo caso al tempo che passa in verità, ogni giorno si confonde con quello successivo), insieme a Stanley siamo andati al Panda d’Or (già il nome rende felici), ristorante cinese dell’isola, a procurarci una gigantesca pentola di Chao Men, che abbiamo mangiato tutti insieme con estrema soddisfazione. Avendo ordinato io il cibo (“Je voudrais 4000 Chao Men Sec”), posso ora vantare la conoscenza di ben due frasi a sfondo alimentare in francese. Sono infatti in grado di procurarmi cibo cinese e pain au chocolat (“Je voudrais un petit pain au chocolat”) sfoggiando una pronuncia che ingannerebbe il più francese dei francesi; il fatto che non sia in grado di esprimere altri concetti nella raffinata lingua è secondario. Ora grazie alla condivisione di queste due fondamentali frasi da parte mia sapete procurarvi cibi carini anche voi.

Tra oggi e domani dobbiamo organizzare il nostro adventure trip sulla selvaggia isola di Tupai, landa desolata e abitata da numerosissimi gatti e maiali selvatici (per mia somma gioia in quanto FELINOFILA), dove ci attende un’avventura degna della miglior puntata di Lost: sprovvisti di servizi igienici e probabilmente destinati a una nottata di umido sonno sulla spiaggia. Alice freme ormai da giorni nell’attesa di questo tuffo nel selvatico verde di questa famigerata isola della quale andiamo parlando ormai da settimane. Domattina sveglia alle 6, spesa e organizzazione alimentare di una certa portata e poi via in barca, alla volta dell’avventura polinesiana. Visto che siete stati abbondantemente aggiornati sulle ricerche cosmetiche di Giulia, che lavora febbrilmente in laboratorio filtrando e analizzando cose da giorni (“cose” è la massima definizione che potete ottenere da me, visto e considerato che mi repellono le analisi, le provette e lo star chiusi in un “laboratorio”), vi aggiornerò sommariamente anche su quello di cui mi sto occupando io. I miei bambini arancioni a strisce (amabili Nemo pieni di vita e agilità) sono in piena salute e le coppie che si sono create resistono e paiono avere successo. Tutti e 6 gli Amphiphrion nuotano a due a due inseguendosi con aria goliardica all’interno della rete e strusciandosi dentro il loro amato anemone. L’originaria diffidenza sembra scomparsa, qualche mattina mi fanno addirittura la concessione di venire a nutrirsi in superficie, o perlomeno venire a scrutare il cibo sul pelo dell’acqua. Sono riuscita ad ottenere addirittura un contatto fisico quando una della femmine (Ginger, per essere precisa) ha deciso di interessarsi al mio dito immerso nell’acqua.

Ciò che mi rende triste è la continuativa zitellaggine delle mie altre due signore pesce pagliaccio, due femmine di Blue Stripe Clownfish che tutt’ora vivono solitarie in due vasche separate aspettando il pesce della loro vita; siamo in attesa di organizzare una spedizione in barca alla ricerca di due scapoli d’oro (AAA cercasi 2 pesci pagliaccio maturi, amanti della vita domestica e in grado di occuparsi seriamente di un anemone e una moglie fissa –più eventuali uova-, astenersi perditempo, telefonare ore pasti e gamberetti). La condizione di queste due signore mi intristisce un po’, in quanto uno dei motivi per i quali mi sono interessata a questa specie di pesci è il loro comportamento nell’ambito della coppia. Tendono infatti ad essere molto selettivi e a formare coppie per la vita, caratteristica di alcuni animali che ogni volta mi stupisce e affascina. Sebbene sia un ambizioso progetto, sarei felicissima di poter assistere alla preparazione del nido da parte degli esemplari maschi, che con estrema dovizia lisciano la superficie di deposizione e insieme alla loro compagna si profondono in deliziose cure parentali. Possediamo anche due nuove Varò, di taglia molto piccola, anch’esse sembrano starsi acclimatando alla vita d’impianto con successo. Ovviamente anche queste due giovani amiche furono pescate dal buon Stanley (nonostante l’impegno serio che ogni volta tutti ci mettiamo, la quasi totalità di noi sembra avere congenita incapacità ad individuare i giusti buchi che indicano una Varò-tana).

Con ciò mi concedo del riposo, il mio sdraio ed io abbiamo raggiunto un’unione spirituale di livello superiore. Ia Orana!