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PAURA E DELIRIO A TUPAI
Pare essere assente una popolazione stabile: fatta eccezione per nella zona nord occidentale del guardiano, di sua moglie e di una svariata quantità di gatti e maiali e nella zona sud-occidentale di un altro “selvatico” abitante, alla Robinson Crusoe, che ha deciso di tenersi lontano dalla civiltà e vive una vita in solitaria assieme a simpaticissimi paguri terresti divoratori di coccaie di color rosso (pare essere una specie o sottospecie autoctona dato che sulle altre isole sono bianchi).
Il viaggio che ha condotto i vostri beniamini in questo paradiso terrestre è iniziato alla comoda ora delle 7 a.m. Nadia, Marco ed Enrico, in compagnia di Silvan(fratello di Stanley), Suri e il guardiano dell'isola, sono saliti a bordo di un Poti marara per questa epica attraversata (13 km, 45 min), con alcune piccole soste per calare alcune esche nella speranza che qualche tonno, mahimahi o marlin abboccasse e rendesse il tutto ancora più avventuroso (ciò non è accaduto e l'unico essere pescato è stata una sula non molto furba che invece di essere interessata a freschi pesci oceanici puntava l'asta del portabandiera).
Il secondo gruppo Alice, Eleonora, Giulia, Mauro e Stanley è partito con il loro Rodeo, la barca soprannominata così da Stanley probabilmente per la caratteristica di “spoppare” ogniqualvolta un'onda troppo grande incontra il suo cammino, oppure in quanto lo skipper assomigliava a Chuck Norris.
L'approdo a Tupai non è cosa facile l'unico pontile presente che consente di non incagliarsi nel reef è nella zona NW vicino alla pista di atterraggio.
Scesi con non pochi problemi, esempio la fragorosa testata di Ele sul tettuccio del Rodeo che ha risuonato per tutti i mari.
L'avventura è continuata con il vero scopo di questa missione, trovare un leggendario albero di fagiolini dai fiori rossi, ci siamo dunque diretti nella zona secondo la quale alcune datate pubblicazioni scientifiche ne testimoniavano la presenza.
Arrivati sul luogo grazie a una jeep degna dei migliori film di Indiana Jones con tanto di parabrezza stellato, ci siamo divisi in due gruppi e abbiamo iniziato la ricerca fra cocchi, pandanus, zanzare e fango. Purtroppo tutti i nostri sforzi, le varie sabbie mobili affrontate, le appiccicose ragnatele e i rimbalzi di sedere di Ele (è stato un viaggio impegnativo per lei) non hanno dato i loro frutti e il fagiolino sfuggente è rimasto tale.
Allorchè abbiamo deciso di dedicarci ad un'altra missione, ancora più impegnativa: fare un bagno nel tratto di mare cristallino che si apre sul reef.
Tutto questo movimento ci ha inoltre me
sso una gran fame e in quel momento abbiamo fatto la scoperta peggiore di tutti i tempi, anche Stanley è umano! Ha dimenticato il pane su una delle barche che ci hanno accompagnato
e ormai ripartite per non si sa bene dove...
Niente paura, è stato ovviamente in grado di risolvere al meglio la situazione, andando a procacciare cocchi e teneri e sugosi cuori di palma per sfamare i suoi adepti.
Al ritorno della jeep siamo stati colti in fragante a rosicchiare germogli di cocco e accompagnati all'accampamento... una serie di palafitte abbandonate che si affacciano sulla laguna nell'attesa di rincontrarci con Mauro che non ha voluto venire con noi nella foresta e ha preferito andare a caccia di varò ( per la cronaca è tornato con una coppia di questi gustosi crostacei, pescata da un capellone tupaiano).
Il ritorno è stato stupefacente, degno delle migliori attrazioni di Luna Park e Gardaland vari, infatti siamo saliti tutti a bordo del Tupai-Rodeo cavalcando onde schiumose e schizzanti che facevano saltare la barca come un sassolino piatto lanciato sulla pelo dell'acqua.
Alla sera data l'impegnativa giornata abbiamo optato per un Chao Men Party con impegnativi discorsi su diamanti stellari ed elementi della tavola periodica infiniti.
Na Na tupaiensis da Enrico, da Eleonora la mia corretrice di bozze con botte, che si sta appisolando sulla mia spalla, Marco e Giulia, ipnotizzati dal cartone di Robin Hood, e Alice che è sempre più polinesiana!