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lunedì 29 novembre 2010

PostHeaderIcon Sexy Tridacna Tour

IaOrana italiani,
mentre voi continuate a comunicarmi l'arrivo di perturbazioni artiche, nevicate e forti venti da nord, qua in Polinesia il sole riscalda e splende per quasi tutto l'arco della giornata, ogni tanto qualche nuvola passa sopra le nostre teste e lascia cadere qualche gocciona che più che rinfrescare, alza leggermente l'umidità nell'aria e la concentrazione di zanzare e noni dell'aria, ma per il resto non ci si lamenta...



Per raccontarvi gli ultimi aneddoti accaduti nella Farm di Bora Bora:

Abbiamo assistito alla emissione dei gameti da parte di Tridacne maxima, interessante, con un qualcheccosa di poetico, ma cerchiamo di dare un informazione completa: la Tridacna è un mollusco bivalve (tipo cozza) con la particolarità di avere al suo mantello interno delle zooxantelle ( alghe, dinoflagellati, che vengono coltivate come se fossero in un piccolo orto, donandole protezione dai raggi UV e sostanze nutritive). Oltre a donare colori sgargianti, che possono variare dal blu-verde-violetto, al giallo, marrone e alle volte lilla, orlato da merletti e disegni di varia forma e colore, le espone al sole come se fosse il loro giardino personale.
Queste bestiole oltre a essere esteticamente belle, sono anche buone da mangiare con giusto una spremuta di lime come si fa con le ostriche (a essere sincero un pò più croccanti, ma gustose). Inoltre pare siano di interesse anche per la nostra cara compagna di viaggio Nadia Boscolo, la quale guardandomi con sguardo cerbiattoso e inclinando la testa leggermente di lato per incutere maggiore tenerezza, mi ha chiesto di prendere alcune di queste tenere, carine e variopinte cozze per non so bene che fine (immagino ucciderle, tritarle e a quel punto estrarre le zoozantelle presenti per farne una coltura).
Per cui armato di pazienza, maschera, pinne e coltello sono andato a raccoglierne alcune. Sarà stata la foga con la quale le ho strappate dalle rocce o perchè passando attraverso il nostro approdo al mare le ho dato uno shock termico (nel quale a causa della morfologia della laguna bassa e ampia, in superficie raggiunge tranquillamente i 40-45°c) o per il fatto che essendo vicino alle luna piena queste hanno le gonadi piene... fatto sta che ho stimolato una delle nostre amiche e una (un maschietto con un probabile problema di controllo dei suoi eventi riproduttivi) circa 5-6 minuti dopo, ha iniziato a contrarre ripetutamente le proprie valve e ad emettere i suoi prodotti sessuali.
Questo evento ha fatto si che altre 3 tridacne femmine (sanno come divertirsi...) hanno iniziato a emettere anche loro prodotti sessuali rendendo l'acqua della vasca, leggermente lattiginosa e ricca di piccolissime uova verdognole.
Sperando che le fecondazioni avvenute in vasca siano andate a buon fine, la procedura in questi casi consiglia di bloccare la circolazione dell'acqua, raccogliere delicatamente le uova e metterle in un altra vasca, dopo 4 giorni, quando si presume che le uova si siano sviluppate completamente in veliger (lo stato larvale del molluschi), si procede con una semina delle zooxantelle sacrificando una tridacna adulta e frullando il suo mantello, in modo che queste cannibalizzando l'altra tridacna assumano le alghe per continuare il loro percorso di vita.
Altri eventi che ci hanno allietato sono state le svariate cene italo-polinesiane da Stanley, di cui vi elenco solo alcune delle pietanze principali:
  • Aragoste (alias Languste) sbollentate e passate in padella con salsina polinesiana di vaniglia (made by Stanley)
  • Torta di Mango; (made by Enrico)
  • Lasagne al forno; (made by Enrico)
  • Filetti di Carangide in salsa di Lime e verdurine al forno; (made by Stanley-Alice)
  • Torta di Cocco fresco e Cioccolato; (made by Nadia)
  • Fusilli ai gamberi in salsa di pomodoro; (made by Task force Alice-Giulia)
  • Cernia rossa al forno; (made by Stanley-Alice)
  • Salame al cioccolato con gelato alla Vaniglia; (made by Alice)
Ahimè dopo cena, complice il vino, sono seguite alcune animate discussioni, come quella sulla qualità migliore e peggiore del pesce di mare, rispetto a quello della laguna veneta o delle valli di pesca, o sulle propietà del Tamanu pressato artigianalmente e puro, oppure diluito con vari altri oli, e ancora altri ansiogeni e ansiosi dibattiti sulla nostra partenza da Bora Bora e arrivo a Tahiti, su chi, su come, su dove, su quando e anche quanto, spedere a Tahiti... insomma si sono fatte più discussioni e dette più parole di quelle che era necessario a mio avviso, ma io in tutto ciò me ne lavavo i piatti...

Io, Alice e Stanley venerdì abbiamo inoltre fatto una ulteriore visita a a Tupai, come già lei vi ha accennato nel precedente post.

Personalmente ho potuto passare un piacevolissimo finesettimana in compagnia di Nadia: il tutto è iniziato sabato mattina quando Stanley e Marco sono andati a pesca fuori dal reef e le ragazze hanno deciso di voler andare a prendere un po di sole a Matira (l'unica spiaggia che valga la pena di andare presente sull'isola e tanto per la cronaca andare a prendere il sole a Matira vuol dire: andare a vedere polinesiani che escono dalle loro piroghe tutti sudati e attraversano la spiaggia per bere una Hinano fresca).
A quel punto terminate le biciclette a disposizione (Alice, Giulia ed Eleonora), Nadia ha intrapreso i 4 Km a piedi nella speranza di essere recuperata con un autostop e scroccare un passaggio.
Io e Mauro, invece, rimasti al centro abbiamo deciso di fare un po di snorkeling vicino a un battello affondato da qualche decennio e dove abbiamo potuto ammirare una piccola tartaruga marina che snuotazzava in mezzo al relitto assieme e svariati pesci colorati. Dopo in nosto bagnetto siamo risaliti in barca e diretti verso l'appuntamento al quale però ho potuto presenziare solo io, infatti Mauro ormeggiata la barca, ha avuto un piccolo inconveniente, ovvero il suo slip si è appeso a un gancio della barca e lo ha praticamente denudato lasciandolo penzolante per il solo elastico... ovviamente in quelle condizioni non era presentabile all'interno del SnackBar Matira per cui mi sono improvvisato cameriere e ho servito Mr. Doimi dalla sua barca.
Finito il pasto ovviamente Mauro è tornato a casa in barca, le ragazze sono tornate in bici e io e Nadia abbandonati da tutti al nostro destino ce la siamo fatta a piedi...
Stesso discorso è valso per ieri, mentre i rampolli si sono diretti verso un Motu a caccia di Varò, io e Nadia annoiati dalla vita nel centro abbiamo telefonato al :

BORA BORA TUPUNA SAFARI,
00689 67.75.06
tupuna.bora@mail.pf

agenzia che organizza escursioni in 4X4 per l'isola.
Devo dire che sono stati i 50€/ 6.600 CFP meglio spesi fino ad adesso, il giro dura circa 3 ore e mezza ed è composto da 4 tappe, 3 punti panoramici e visita presso l'unico impianto di produzione di perle presente a Bora, (in realtà non credo producano proprio un fico secco, ma è più una cosa buttata lì per i turisti. In ogni caso interessante, soprattutto perchè abbiamo scoperto chi si è preso la nostra piroga...)
A farci da guida, Etienne, un simpaticissimo ragazzo polinesiano originario delle Tuamotu che, tra scherzi, come mettere in folle la jeep in una discesa, o abbandoare il posto di guida mentre la macchia avanza nella boscaglia, misto a nozioni sulla natura e sulla storia di Bora Bora ti fa assaporare panorami magnifici e frutta fresca raccolta durante il tour.

Non mi resta che salutarvi e darvi l'appuntamento al prossimo post!


Maruru per l'attenzione
Na Na.

MATAHI

PostHeaderIcon Tupai il ritorno






Buon giorno a voi dalla variabile Bora Bora, qui Alice vi scrive in solitaria, visto che Eleonora nell’ultimo suo post non l’ha nemmeno considerata parlando del ritorno a casa. Ovvio… direbbe lei, visto che il mio biglietto aereo è datato 15 gennaio. Eh si, mentre tutti gli altri, chi prima o chi dopo lasceranno l’isola, io starò ancora un mesetto qui a godermi questo posto meraviglioso.

Parlando di cose un po’ più serie voglio raccontarvi la mia avventura in quel di Tupai, esperienza ripetuta giusto venerdì mattina con l’aiuto di Stanley ed Enrico. Quell’atollo si può definire magico e ci ho lasciato il cuore… Talmente tanto che probabilmente dovrò tornarci un’ennesima volta, non che la cosa mi dia fastidio, direi!

La mia missione consiste nel ricercare “il fagiolo magico”, cioè una pianta rara e di cui nessuno conosce la reale presenza/assenza. All’interno delle Isole della società (l’arcipelago suddiviso geograficamente e politicamente in altri due arcipelaghi: quello delle Isole del vento, formato da Tahiti, Moorea, Maiao e Mehetia, e quello delle Isole Sottovento, formato da Bora Bora, Maupiti, Raiatea, Tupuai e dal gruppo delle Huahine), era considerata una pianta endemica che però ora è scomparsa a causa della perdita del proprio habitat ideale di crescita. Inutile aggiungere che è colpa dell’uomo… ma questo è un solo esempio e ce ne sarebbero molti altri. Tupai dovrebbe essere rimasto l’unico posto in cui è presente.

Questo atollo corallino dista circa 15 km da Bora Bora; i pescatori quando possono ci vanno spesso perché a quanto pare la zona è ricca di pesce e poco frequentata. In 45 minuti con una barca è facilmente raggiungibile ma non esistono trasporti pubblici e bisogna chiedere uno strappo al pescatore di turno, di solito amico di Stanley.

L’ultima spedizione come sapete era andata male ma poco prima di tornare a casa avevamo ricevuto informazioni da Rasta, il Robinson Crusoe della situazione, riguardanti la presenza della leguminosa. Così, siamo ripartiti pieni di speranze alla volta di Tupai per riprendere le ricerche in un altro punto, stavolta nella spiaggia interna che dà sulla splendida laguna (abbiamo decretato dopo un bagnetto di un’ora che è definibile come la piscina più bella del mondo… vedete un po’ voi dalle foto!). Un temporale improvviso ha allietato il viaggio di andata, ma possiamo considerarlo il solito “Welcome to Tupai”. La nostra guida Taariu sfortunatamente ci ha abbandonati la mattina stessa della partenza per motivi di salute e, privati della Jeep della scorsa volta, abbiamo dovuto camminare per tutto il tempo lungo la spiaggia su coralli, sabbia, tronchi e tratti di fitta vegetazione interna. Dopo più o meno 10 km di camminata e giunta l’ora di tornare a casa ci siamo riavviati verso la barca che ci aspettava.

Purtroppo devo annunciare nuovamente al mondo di non aver trovato la mia cara Sesbania.

Parliamo un po’ più di lei… nome scientifico Sesbania coccinea subsp. atollensis var. parkinsonii, in polinesiano Ofai. Questa leguminosa è particolare e come già detto rara. Albero o piccolo arbusto, arriva ad essere alto anche 6 m e con un tronco di diametro 10 cm, smilzo e slanciato. La scorza è grigia e liscia, di legno molle e con i rami a candelabro. Le foglie sono verdi, paripennate con da 8 a 17 foglioline opposte da 10 a 30 cm di lunghezza. Il fiore è inodore a calice verdastro o biancastro e corolla rossa/arancione striata. Il frutto è un baccello lungo 15 cm terminante con un becco corto i cui grani sub reniformi sono grandi 4-5 mm e sono grigi brunastri. L’ultimo avvistamento ufficiale riportato dalla letteratura risale al marzo 1983 e si ha notizia del passaggio del ciclone Reva il 10 di quel marzo, che ha causato l’allagamento del sito e l’abscissione delle foglie. Insomma… se la vedete fatemi sapere! Ormai è una questione di cuore e orgoglio botanico.

Gli altri ormai mi odiano perché ho preso l’abitudine di chiamare le piante (quelle poche alla volta che riesco a ricordarmi) con il loro nome scientifico… ora vi saluto e torno alla solita vita polinesiana, che in questi giorni è costellata di cene preparate assieme a Stanley e alla sua cucina… ma ve ne parlerà sicuramente Enrico che sta scrivendo un nuovo post. Per oggi mi limito a questo breve racconto.

Saluti ventosi dalle nostre postazioni super tecnologiche in mezzo a vasche con Varò e bacche di Tamanu,

Alice/Heitiare