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Tupai il ritorno
Buon giorno a voi dalla variabile Bora Bora, qui Alice vi scrive in solitaria, visto che Eleonora nell’ultimo suo post non l’ha nemmeno considerata parlando del ritorno a casa. Ovvio… direbbe lei, visto che il mio biglietto aereo è datato 15 gennaio. Eh si, mentre tutti gli altri, chi prima o chi dopo lasceranno l’isola, io starò ancora un mesetto qui a godermi questo posto meraviglioso.
Parlando di cose un po’ più serie voglio raccontarvi la mia avventura in quel di Tupai, esperienza ripetuta giusto venerdì mattina con l’aiuto di Stanley ed Enrico. Quell’atollo si può definire magico e ci ho lasciato il cuore… Talmente tanto che probabilmente dovrò tornarci un’ennesima volta, non che la cosa mi dia fastidio, direi!
La mia missione consiste nel ricercare “il fagiolo magico”, cioè una pianta rara e di cui nessuno conosce la reale presenza/assenza. All’interno delle Isole della società (l’arcipelago suddiviso geograficamente e politicamente in altri due arcipelaghi: quello delle Isole del vento, formato da Tahiti, Moorea, Maiao e Mehetia, e quello delle Isole Sottovento, formato da Bora Bora, Maupiti, Raiatea, Tupuai e dal gruppo delle Huahine), era considerata una pianta endemica che però ora è scomparsa a causa della perdita del proprio habitat ideale di crescita. Inutile aggiungere che è colpa dell’uomo… ma questo è un solo esempio e ce ne sarebbero molti altri. Tupai dovrebbe essere rimasto l’unico posto in cui è presente.
Questo atollo corallino dista circa 15 km da Bora Bora; i pescatori quando possono ci vanno spesso perché a quanto pare la zona è ricca di pesce e poco frequentata. In 45 minuti con una barca è facilmente raggiungibile ma non esistono trasporti pubblici e bisogna chiedere uno strappo al pescatore di turno, di solito amico di Stanley.
L’ultima spedizione come sapete era andata male ma poco prima di tornare a casa avevamo ricevuto informazioni da Rasta, il Robinson Crusoe della situazione, riguardanti la presenza della leguminosa. Così, siamo ripartiti pieni di speranze alla volta di Tupai per riprendere le ricerche in un altro punto, stavolta nella spiaggia interna che dà sulla splendida laguna (abbiamo decretato dopo un bagnetto di un’ora che è definibile come la piscina più bella del mondo… vedete un po’ voi dalle foto!). Un temporale improvviso ha allietato il viaggio di andata, ma possiamo considerarlo il solito “Welcome to Tupai”. La nostra guida Taariu sfortunatamente ci ha abbandonati la mattina stessa della partenza per motivi di salute e, privati della Jeep della scorsa volta, abbiamo dovuto camminare per tutto il tempo lungo la spiaggia su coralli, sabbia, tronchi e tratti di fitta vegetazione interna. Dopo più o meno 10 km di camminata e giunta l’ora di tornare a casa ci siamo riavviati verso la barca che ci aspettava.
Purtroppo devo annunciare nuovamente al mondo di non aver trovato la mia cara Sesbania.
Parliamo un po’ più di lei… nome scientifico Sesbania coccinea subsp. atollensis var. parkinsonii, in polinesiano Ofai. Questa leguminosa è particolare e come già detto rara. Albero o piccolo arbusto, arriva ad essere alto anche 6 m e con un tronco di diametro 10 cm, smilzo e slanciato. La scorza è grigia e liscia, di legno molle e con i rami a candelabro. Le foglie sono verdi, paripennate con da 8 a 17 foglioline opposte da 10 a 30 cm di lunghezza. Il fiore è inodore a calice verdastro o biancastro e corolla rossa/arancione striata. Il frutto è un baccello lungo 15 cm terminante con un becco corto i cui grani sub reniformi sono grandi 4-5 mm e sono grigi brunastri. L’ultimo avvistamento ufficiale riportato dalla letteratura risale al marzo 1983 e si ha notizia del passaggio del ciclone Reva il 10 di quel marzo, che ha causato l’allagamento del sito e l’abscissione delle foglie. Insomma… se la vedete fatemi sapere! Ormai è una questione di cuore e orgoglio botanico.
Gli altri ormai mi odiano perché ho preso l’abitudine di chiamare le piante (quelle poche alla volta che riesco a ricordarmi) con il loro nome scientifico… ora vi saluto e torno alla solita vita polinesiana, che in questi giorni è costellata di cene preparate assieme a Stanley e alla sua cucina… ma ve ne parlerà sicuramente Enrico che sta scrivendo un nuovo post. Per oggi mi limito a questo breve racconto.
Saluti ventosi dalle nostre postazioni super tecnologiche in mezzo a vasche con Varò e bacche di Tamanu,
Alice/Heitiare