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FRONTE DI LIBERAZIONE NAZIONALE PESCI D'ACQUARIO
Sexy Tridacna Tour
mentre voi continuate a comunicarmi l'arrivo di perturbazioni artiche, nevicate e forti venti da nord, qua in Polinesia il sole riscalda e splende per quasi tutto l'arco della giornata, ogni tanto qualche nuvola passa sopra le nostre teste e lascia cadere qualche gocciona che più che rinfrescare, alza leggermente l'umidità nell'aria e la concentrazione di zanzare e noni dell'aria, ma per il resto non ci si lamenta...
Per raccontarvi gli ultimi aneddoti accaduti nella Farm di Bora Bora:
Abbiamo assistito alla emissione dei gameti da parte di Tridacne maxima, interessante, con un qualcheccosa di poetico, ma cerchiamo di dare un informazione completa: la Tridacna è un mollusco bivalve (tipo cozza) con la particolarità di avere al suo mantello interno delle zooxantelle ( alghe, dinoflagellati, che vengono coltivate come se fossero in un piccolo orto, donandole protezione dai raggi UV e sostanze nutritive). Oltre a donare colori sgargianti, che possono variare dal blu-verde-violetto, al giallo, marrone e alle volte lilla, orlato da merletti e disegni di varia forma e colore, le espone al sole come se fosse il loro giardino personale.
Queste bestiole oltre a essere esteticamente belle, sono anche buone da mangiare con giusto una spremuta di lime come si fa con le ostriche (a essere sincero un pò più croccanti, ma gustose). Inoltre pare siano di interesse anche per la nostra cara compagna di viaggio Nadia Boscolo, la quale guardandomi con sguardo cerbiattoso e inclinando la testa leggermente di lato per incutere maggiore tenerezza, mi ha chiesto di prendere alcune di queste tenere, carine e variopinte cozze per non so bene che fine (immagino ucciderle, tritarle e a quel punto estrarre le zoozantelle presenti per farne una coltura).
Per cui armato di pazienza, maschera, pinne e coltello sono andato a raccoglierne alcune. Sarà stata la foga con la quale le ho strappate dalle rocce o perchè passando attraverso il nostro approdo al mare le ho dato uno shock termico (nel quale a causa della morfologia della laguna bassa e ampia, in superficie raggiunge tranquillamente i 40-45°c) o per il fatto che essendo vicino alle luna piena queste hanno le gonadi piene... fatto sta che ho stimolato una delle nostre amiche e una (un maschietto con un probabile problema di controllo dei suoi eventi riproduttivi) circa 5-6 minuti dopo, ha iniziato a contrarre ripetutamente le proprie valve e ad emettere i suoi prodotti sessuali.
Questo evento ha fatto si che altre 3 tridacne femmine (sanno come divertirsi...) hanno iniziato a emettere anche loro prodotti sessuali rendendo l'acqua della vasca, leggermente lattiginosa e ricca di piccolissime uova verdognole.
Sperando che le fecondazioni avvenute in vasca siano andate a buon fine, la procedura in questi casi consiglia di bloccare la circolazione dell'acqua, raccogliere delicatamente le uova e metterle in un altra vasca, dopo 4 giorni, quando si presume che le uova si siano sviluppate completamente in veliger (lo stato larvale del molluschi), si procede con una semina delle zooxantelle sacrificando una tridacna adulta e frullando il suo mantello, in modo che queste cannibalizzando l'altra tridacna assumano le alghe per continuare il loro percorso di vita.
Altri eventi che ci hanno allietato sono state le svariate cene italo-polinesiane da Stanley, di cui vi elenco solo alcune delle pietanze principali:
- Aragoste (alias Languste) sbollentate e passate in padella con salsina polinesiana di vaniglia (made by Stanley)
- Torta di Mango; (made by Enrico)
- Lasagne al forno; (made by Enrico)
- Filetti di Carangide in salsa di Lime e verdurine al forno; (made by Stanley-Alice)
- Torta di Cocco fresco e Cioccolato; (made by Nadia)
- Fusilli ai gamberi in salsa di pomodoro; (made by Task force Alice-Giulia)
- Cernia rossa al forno; (made by Stanley-Alice)
- Salame al cioccolato con gelato alla Vaniglia; (made by Alice)
Io, Alice e Stanley venerdì abbiamo inoltre fatto una ulteriore visita a a Tupai, come già lei vi ha accennato nel precedente post.
Personalmente ho potuto passare un piacevolissimo finesettimana in compagnia di Nadia: il tutto è iniziato sabato mattina quando Stanley e Marco sono andati a pesca fuori dal reef e le ragazze hanno deciso di voler andare a prendere un po di sole a Matira (l'unica spiaggia che valga la pena di andare presente sull'isola e tanto per la cronaca andare a prendere il sole a Matira vuol dire: andare a vedere polinesiani che escono dalle loro piroghe tutti sudati e attraversano la spiaggia per bere una Hinano fresca).
A quel punto terminate le biciclette a disposizione (Alice, Giulia ed Eleonora), Nadia ha intrapreso i 4 Km a piedi nella speranza di essere recuperata con un autostop e scroccare un passaggio.
Io e Mauro, invece, rimasti al centro abbiamo deciso di fare un po di snorkeling vicino a un battello affondato da qualche decennio e dove abbiamo potuto ammirare una piccola tartaruga marina che snuotazzava in mezzo al relitto assieme e svariati pesci colorati. Dopo in nosto bagnetto siamo risaliti in barca e diretti verso l'appuntamento al quale però ho potuto presenziare solo io, infatti Mauro ormeggiata la barca, ha avuto un piccolo inconveniente, ovvero il suo slip si è appeso a un gancio della barca e lo ha praticamente denudato lasciandolo penzolante per il solo elastico... ovviamente in quelle condizioni non era presentabile all'interno del SnackBar Matira per cui mi sono improvvisato cameriere e ho servito Mr. Doimi dalla sua barca.
Finito il pasto ovviamente Mauro è tornato a casa in barca, le ragazze sono tornate in bici e io e Nadia abbandonati da tutti al nostro destino ce la siamo fatta a piedi...
Stesso discorso è valso per ieri, mentre i rampolli si sono diretti verso un Motu a caccia di Varò, io e Nadia annoiati dalla vita nel centro abbiamo telefonato al :
BORA BORA TUPUNA SAFARI,
00689 67.75.06
tupuna.bora@mail.pf
agenzia che organizza escursioni in 4X4 per l'isola.
Devo dire che sono stati i 50€/ 6.600 CFP meglio spesi fino ad adesso, il giro dura circa 3 ore e mezza ed è composto da 4 tappe, 3 punti panoramici e visita presso l'unico impianto di produzione di perle presente a Bora, (in realtà non credo producano proprio un fico secco, ma è più una cosa buttata lì per i turisti. In ogni caso interessante, soprattutto perchè abbiamo scoperto chi si è preso la nostra piroga...)
A farci da guida, Etienne, un simpaticissimo ragazzo polinesiano originario delle Tuamotu che, tra scherzi, come mettere in folle la jeep in una discesa, o abbandoare il posto di guida mentre la macchia avanza nella boscaglia, misto a nozioni sulla natura e sulla storia di Bora Bora ti fa assaporare panorami magnifici e frutta fresca raccolta durante il tour.
Non mi resta che salutarvi e darvi l'appuntamento al prossimo post!
Maruru per l'attenzione
Na Na.
MATAHI
Tupai il ritorno
Buon giorno a voi dalla variabile Bora Bora, qui Alice vi scrive in solitaria, visto che Eleonora nell’ultimo suo post non l’ha nemmeno considerata parlando del ritorno a casa. Ovvio… direbbe lei, visto che il mio biglietto aereo è datato 15 gennaio. Eh si, mentre tutti gli altri, chi prima o chi dopo lasceranno l’isola, io starò ancora un mesetto qui a godermi questo posto meraviglioso.
Parlando di cose un po’ più serie voglio raccontarvi la mia avventura in quel di Tupai, esperienza ripetuta giusto venerdì mattina con l’aiuto di Stanley ed Enrico. Quell’atollo si può definire magico e ci ho lasciato il cuore… Talmente tanto che probabilmente dovrò tornarci un’ennesima volta, non che la cosa mi dia fastidio, direi!
La mia missione consiste nel ricercare “il fagiolo magico”, cioè una pianta rara e di cui nessuno conosce la reale presenza/assenza. All’interno delle Isole della società (l’arcipelago suddiviso geograficamente e politicamente in altri due arcipelaghi: quello delle Isole del vento, formato da Tahiti, Moorea, Maiao e Mehetia, e quello delle Isole Sottovento, formato da Bora Bora, Maupiti, Raiatea, Tupuai e dal gruppo delle Huahine), era considerata una pianta endemica che però ora è scomparsa a causa della perdita del proprio habitat ideale di crescita. Inutile aggiungere che è colpa dell’uomo… ma questo è un solo esempio e ce ne sarebbero molti altri. Tupai dovrebbe essere rimasto l’unico posto in cui è presente.
Questo atollo corallino dista circa 15 km da Bora Bora; i pescatori quando possono ci vanno spesso perché a quanto pare la zona è ricca di pesce e poco frequentata. In 45 minuti con una barca è facilmente raggiungibile ma non esistono trasporti pubblici e bisogna chiedere uno strappo al pescatore di turno, di solito amico di Stanley.
L’ultima spedizione come sapete era andata male ma poco prima di tornare a casa avevamo ricevuto informazioni da Rasta, il Robinson Crusoe della situazione, riguardanti la presenza della leguminosa. Così, siamo ripartiti pieni di speranze alla volta di Tupai per riprendere le ricerche in un altro punto, stavolta nella spiaggia interna che dà sulla splendida laguna (abbiamo decretato dopo un bagnetto di un’ora che è definibile come la piscina più bella del mondo… vedete un po’ voi dalle foto!). Un temporale improvviso ha allietato il viaggio di andata, ma possiamo considerarlo il solito “Welcome to Tupai”. La nostra guida Taariu sfortunatamente ci ha abbandonati la mattina stessa della partenza per motivi di salute e, privati della Jeep della scorsa volta, abbiamo dovuto camminare per tutto il tempo lungo la spiaggia su coralli, sabbia, tronchi e tratti di fitta vegetazione interna. Dopo più o meno 10 km di camminata e giunta l’ora di tornare a casa ci siamo riavviati verso la barca che ci aspettava.
Purtroppo devo annunciare nuovamente al mondo di non aver trovato la mia cara Sesbania.
Parliamo un po’ più di lei… nome scientifico Sesbania coccinea subsp. atollensis var. parkinsonii, in polinesiano Ofai. Questa leguminosa è particolare e come già detto rara. Albero o piccolo arbusto, arriva ad essere alto anche 6 m e con un tronco di diametro 10 cm, smilzo e slanciato. La scorza è grigia e liscia, di legno molle e con i rami a candelabro. Le foglie sono verdi, paripennate con da 8 a 17 foglioline opposte da 10 a 30 cm di lunghezza. Il fiore è inodore a calice verdastro o biancastro e corolla rossa/arancione striata. Il frutto è un baccello lungo 15 cm terminante con un becco corto i cui grani sub reniformi sono grandi 4-5 mm e sono grigi brunastri. L’ultimo avvistamento ufficiale riportato dalla letteratura risale al marzo 1983 e si ha notizia del passaggio del ciclone Reva il 10 di quel marzo, che ha causato l’allagamento del sito e l’abscissione delle foglie. Insomma… se la vedete fatemi sapere! Ormai è una questione di cuore e orgoglio botanico.
Gli altri ormai mi odiano perché ho preso l’abitudine di chiamare le piante (quelle poche alla volta che riesco a ricordarmi) con il loro nome scientifico… ora vi saluto e torno alla solita vita polinesiana, che in questi giorni è costellata di cene preparate assieme a Stanley e alla sua cucina… ma ve ne parlerà sicuramente Enrico che sta scrivendo un nuovo post. Per oggi mi limito a questo breve racconto.
Saluti ventosi dalle nostre postazioni super tecnologiche in mezzo a vasche con Varò e bacche di Tamanu,
Alice/Heitiare
Galeotta fu Bora Bora
Dopo lunga assenza dagli schermi, ottenuta finalmente una connessione internet nel mio bungalow, sono di nuovo qui ad aggiornarvi sulle giornate polinesiane. Ammetto che la pigrizia ha contribuito alla mia sparizione dalle luci della ribalta, in quanto la batteria del mio pc ha la durata di uno starnuto ormai, e attraversare prati e guadare ruscelli per andare a connettermi all'impianto era oltre ciò che la mia indole plantigrada poteva concedere.
L'ultimo aggiornamento che avete ricevuto riguarda il nostro week end nello splendido motu, dove una casa splendidamente organizzata ci ha "ospitati" per due giorni di totale relax. Io mi sono più o meno abbandonata all'ombra delle palme dormendo più di quanto avessi fatto in tutto il soggiorno a Bora fino ad ora, alternando la siesta a bagni rinfrescanti a stretto contatto con le razze, che sguazzavano agili a riva permettendo anche di avvicinarsi abbastanza a loro. Terminata la mini vacanzanellavacanza, siamo ritornati alla vita d'impianto, dove ognuno ha proseguito le sue attività. Io, non avendo eccessivo lavoro da fare sui pesci pagliaccio, ho lavorato insieme a Nadia con dei batteri e poi su alghe e spugne, preparando colture e analizzando i risultati alla ricerca di proprietà benefiche. Nonostante le mie scarse attitudini per il lavoro da laboratorio, ammetto che è stato davvero interessante.
Nulla di troppo particolare mi viene in mente da narrarvi, se non farvi un pò di invidia con la deliziosa cena a base di poisson cru e aragoste annaffiati da ottimo vino che Stanley ha preparato per noi due sere fa. Mai mangiato così tanto pesce, crostacei e derivati in tutta la mia vita.
A titolo informativo, e per condividere con voi lettori anche i disagi di questa permanenza all'arrembaggio delle palme, negli ultimi giorni siamo anche incappati in dei disagi organizzativi. Come alcuni di voi sapranno, al termine della permanenza BoraBorese avremmo dovuto trascorrere una settimana a Papeete ospiti di Massimo, il gelataio mestrino di cui vi era stato accennato prima della nostra partenza, il quale sta riorganizzandosi tutta una vita qui in Polinesia. Purtroppo il destino avverso vuole si che Massimo non ci possa più ospitare, esono in corso i preparativi per degli ultimi giorni "alternativi". Dato il costo non indifferente di una settimana di vitto e alloggio a Tahiti, la quale spesa è imprevista dal primo all'ultimo euro, ci toccherà attrezzarci diversamente, ed è qui che il gruppo prenderà strade diverse. Enrico, che si trattiene comunque in Polinesia più a lungo di me Giulia e Marco (noi rincasiamo il 12, lui il 18), parte da Bora il 5 dicembre in nave, mentre noi altri lasciamo l'isola dei desideri palmati il 10 in aereo. Conti e ingegnosi calcoli frenetici ci hanno portati a questa conclusione in quanto l'elevato costo di un volo Bora-Tahiti va a coprire quello che sarebbe l'importo di una settimana vitto e alloggio trascorsa là. Quindi per comodità si è optato per i 10 minuti di costoso aereo e 2 giornate Tahitiane per noi, un lungo viaggio sulla stessa barca dell'andata e una settimana Tahitiana per Enrico. Con questi ultimi aggiornamenti tecnici vi saluto, ai prossimi aggiornamenti!
Ia Orana
Buongiorno Italia!! (citazione: Mauro Doimi, 2010)
Siamo partiti sabato mattina verso le 11; appena sbarcati ci siamo resi conto che eravamo arrivati in paradiso, una lingua di terra che si estende tra laguna interna ed oceano, da un lato il reef, dall'altro la sabbia bianca e nel mezzo una varietà di piante con enormi fiori colorati e profumati. Abbiamo soggiornato in un rustico bungalow, dotato d'acqua piovana ed energia solare, che un caro amico di Stanley ci aveva lasciato a disposizione.
Finito il pranzo, un ottimo pollo arrosto comprato alle roulotte, ci siamo dedicati all'esplorazione del territorio circostante, non senza essere stati informati su come affrontare i vari pericoli presenti.
Marco dotato di canna da pesca si è fiondato sul reef, non curante delle onde, per provare a catturare l' ormai agoniato carangide di taglia.
Eleonora è svenuta all'ombra di un albero (probabilmente già malaticcia, infatti oggi ha passato la giornata nel letto bevendo thè e consumando svariati km di fazzoletti).
Enrico, dopo aver annunciato l'avvistamento di un coniglio bianco che poi si è scoperto essere un piccolo gattino e dopo essere stato adeguatamente deriso per questo incredibile visione, si è isolato girovagando per tutta l'isola.
Giulia ed Alice dopo alcune parole crociate e qualche foto si sono avventurate sul reef, tutto procedeva bene fino a quando hanno deciso di sedersi sui coralli dove si infrangevano le onde, l'errore è stato duplice: ignorare la tecnica spiegata per stare sul reef (by Stanley) e l'avviso del 'saggio' pescatore (conosciuto come Marco) che si era immediatamente reso conto della situazione: “Ragazze, attente a questa onda ... è grande !!!” tempo 10 secondi la forza dell'oceano le aveva già trascinate per metri sulla barriera corallina, da li si sono alzate molto ammaccate e si sono ritirate sulla più sicura spiaggia, riprendendo le parole crociate. Anche l'esperto pescatore a fatto una brutta fine, ma nessuno si è accorto di nulla, possiamo definire la sua caduta molto meno scenica di quella precedente.
Verso le 4 Marco, Enrico e Stanley sono andati a procacciare la cena, dopo essere riusciti a pescare 8 carangidi sono tornati a riva per prepararli per il pasto.
Dopo la cena di pesce, riso, vino e birra si è deciso di dormire sulla spiaggia; Nadia e Mauro, i meno avventurosi, hanno optato per i comodi, ma noiosi materassi del bungalow, mentre tutti gli altri, con stuoie e vino in mano si sono avviati verso l'oceano. Dopo qualche ora passata a chiacchierare e bere sulla sabbia si sono coricati cullati dal rumore del mare.
Purtroppo il loro sonno è stato interrotto dalla pioggia delle 3.30 che li ha costretti a tornare al coperto nell'afoso bungalow.
La mattina Stanley ha preparato la colazione a tutti con caffè ed un'improvvisato pain au chocolat che è stato prodotto con del pane caldo ricoperto di Nutella.
La mattinata è trascorsa tra caccia di Varò, in particolare Mauro è stato il primo ad avvistarne la tana di Varòzzilla ( una canoccia dalle dimensioni ragguardevoli e da noi così soprannominata), e a violarne la privacy filmandola per l'intera mattinata. Gli altri (quasi tutti) proseguendo lungo costa hanno cercato nuovi e sfuggenti buchi al fine di procacciare altre Varò ( non più per sperimentazione ma per poter finalmente fare delle ottime linguine). La mattinata è prodeguita poi con lunghi bagni e giochi nella limpida laguna interna.
Dopo un veloce, ma gustoso pranzo al sacco procurato dal ormai amatissimo Stanley, ci siamo appisolati qualche ora prima di ripartire per tornare all'impianto.
Durante il nostro sonno una delle corde che tenevano una barca attaccata alla riva ha deciso di sciogliersi lasciandola in balia della corrente, fortunatamente Enrico, che non riusciva a sopportare il violento prurito causato alle infinite punture di Noni, si è avviato verso la spiaggia ed accortosi dell'imprevisto si è lanciato eroicamente verso il recupero dell'imbarcazione.
Il nostro inderogabile rientro verso le 5 di pomeriggio è stato seguito da un'infinità di docce e una abbondante cena con Stanley a base di pasta e pesce fresco.
Prima di lasciarvi vogliamo annunciare una lieta novella: abbiamo un nuovo e soprattutto spazioso frigorifero che finalmente ci consente di contenere tutto le vivande necessarie alla sopravvivenza di 7 persone ( questo grazie alle conoscenze boraboresi o borensi, che dir si voglia, di Nadia).
Un saluto dagli ammaccati, punti, assonnati, raffreddati e bruciacchiati...... ma felici :
Enrico (il bersaglio favorito delle zanzare); Marco (l'intrepido pescatore); Giulia ed Alice (le donne donne dei lividi) ed Eleonora (l'appestata).
PAURA E DELIRIO A TUPAI
Pare essere assente una popolazione stabile: fatta eccezione per nella zona nord occidentale del guardiano, di sua moglie e di una svariata quantità di gatti e maiali e nella zona sud-occidentale di un altro “selvatico” abitante, alla Robinson Crusoe, che ha deciso di tenersi lontano dalla civiltà e vive una vita in solitaria assieme a simpaticissimi paguri terresti divoratori di coccaie di color rosso (pare essere una specie o sottospecie autoctona dato che sulle altre isole sono bianchi).
Il viaggio che ha condotto i vostri beniamini in questo paradiso terrestre è iniziato alla comoda ora delle 7 a.m. Nadia, Marco ed Enrico, in compagnia di Silvan(fratello di Stanley), Suri e il guardiano dell'isola, sono saliti a bordo di un Poti marara per questa epica attraversata (13 km, 45 min), con alcune piccole soste per calare alcune esche nella speranza che qualche tonno, mahimahi o marlin abboccasse e rendesse il tutto ancora più avventuroso (ciò non è accaduto e l'unico essere pescato è stata una sula non molto furba che invece di essere interessata a freschi pesci oceanici puntava l'asta del portabandiera).
Il secondo gruppo Alice, Eleonora, Giulia, Mauro e Stanley è partito con il loro Rodeo, la barca soprannominata così da Stanley probabilmente per la caratteristica di “spoppare” ogniqualvolta un'onda troppo grande incontra il suo cammino, oppure in quanto lo skipper assomigliava a Chuck Norris.
L'approdo a Tupai non è cosa facile l'unico pontile presente che consente di non incagliarsi nel reef è nella zona NW vicino alla pista di atterraggio.
Scesi con non pochi problemi, esempio la fragorosa testata di Ele sul tettuccio del Rodeo che ha risuonato per tutti i mari.
L'avventura è continuata con il vero scopo di questa missione, trovare un leggendario albero di fagiolini dai fiori rossi, ci siamo dunque diretti nella zona secondo la quale alcune datate pubblicazioni scientifiche ne testimoniavano la presenza.
Arrivati sul luogo grazie a una jeep degna dei migliori film di Indiana Jones con tanto di parabrezza stellato, ci siamo divisi in due gruppi e abbiamo iniziato la ricerca fra cocchi, pandanus, zanzare e fango. Purtroppo tutti i nostri sforzi, le varie sabbie mobili affrontate, le appiccicose ragnatele e i rimbalzi di sedere di Ele (è stato un viaggio impegnativo per lei) non hanno dato i loro frutti e il fagiolino sfuggente è rimasto tale.
Allorchè abbiamo deciso di dedicarci ad un'altra missione, ancora più impegnativa: fare un bagno nel tratto di mare cristallino che si apre sul reef.
Tutto questo movimento ci ha inoltre me
sso una gran fame e in quel momento abbiamo fatto la scoperta peggiore di tutti i tempi, anche Stanley è umano! Ha dimenticato il pane su una delle barche che ci hanno accompagnato
e ormai ripartite per non si sa bene dove...
Niente paura, è stato ovviamente in grado di risolvere al meglio la situazione, andando a procacciare cocchi e teneri e sugosi cuori di palma per sfamare i suoi adepti.
Al ritorno della jeep siamo stati colti in fragante a rosicchiare germogli di cocco e accompagnati all'accampamento... una serie di palafitte abbandonate che si affacciano sulla laguna nell'attesa di rincontrarci con Mauro che non ha voluto venire con noi nella foresta e ha preferito andare a caccia di varò ( per la cronaca è tornato con una coppia di questi gustosi crostacei, pescata da un capellone tupaiano).
Il ritorno è stato stupefacente, degno delle migliori attrazioni di Luna Park e Gardaland vari, infatti siamo saliti tutti a bordo del Tupai-Rodeo cavalcando onde schiumose e schizzanti che facevano saltare la barca come un sassolino piatto lanciato sulla pelo dell'acqua.
Alla sera data l'impegnativa giornata abbiamo optato per un Chao Men Party con impegnativi discorsi su diamanti stellari ed elementi della tavola periodica infiniti.
Na Na tupaiensis da Enrico, da Eleonora la mia corretrice di bozze con botte, che si sta appisolando sulla mia spalla, Marco e Giulia, ipnotizzati dal cartone di Robin Hood, e Alice che è sempre più polinesiana!
VERITAS IN FABULA
Finalmente Marco ed Enrico possono dormire nella loro casa/tana/riparo sentendosi al sicuro dalle intemperie. La sicurezza è psicologica più che reale, visto che la povera roulotte è stata riparata da eventuali crolli (in questo momento i due appena citati stanno improvvisando una poesia in suo onore): con due tubi di plastica sul soffitto hanno tentato di tenere in piedi le pareti. La finestra di Marco è letteralmente un foglio di plastica mentre quelle di Enrico sono talmente impermeabili che stamattina ha trovato il letto umido. Scrosci di pioggia e sferzate di vento li hanno temprati causando tormento: ad ogni folata l’intera roulotte sembrava compresa nell’epicentro di un terremoto. Con grande piacere di Enrico all’angolo del letto ogni volta si crea un villaggio di termiti che tenta di colonizzare il suo territorio. La convivenza tra i due in ogni caso sembra funzionare al meglio “Enrico cucina, io mangia” (Cit. Marco Fagnini).
OH ROULOTTE
Marco ed Enrico
Dormendo in una roulotte decadente
Con le pareti basculanti
Le finestre traspiranti
Sperando di sopravvivere
Invocano i santi
Di problemi e insetti ne hanno tanti
Potremmo andare avanti
Ma non stiamo qui a dilungarci.
Per il resto va tutto più o meno bene, le coppie di fatto della Farm vanno per il meglio. Nadia d’Arabia convive con Eleonora, che ha imparato a non invadere il letto, nonostante il Geco dalla cacca veloce faccia di tutto per mettere zizzania tra le due concubine preferendo la seconda.
Alice e Giulia invece sono inquiline del condominio Container, al piano superiore campanello Magoga, luminoso e areato in quanto presenta l’unica finestra del palazzo, con soffitto di stoffa e pareti di asciugamani/accappatoi; piano terra campanello Montagner, dotato di optional elettronici a fianco al cuscino (la ciabatta su cui regge tutto l’impianto elettrico locale) e di discarica aerea (un sacchetto che contiene scatole di biscotti vuote, fazzoletti e lenti a contatto usate).
Quest’ultime due sono state protagoniste di una caccia alla banana, cercando di afferrarla per le cosiddette “vagine pendenti della Musa paradisiaca” (vedi foto): non riuscendo per via dell’altezza hanno risolto il problema salendo una sopra l’altra (proprio come in condominio) e raggiungendo l’agognato frutto. L’epilogo è molto triste in quanto le banane sono tutt’ora acerbe. In ogni caso hanno incontrato Banana Geco, un’enorme animale giallo che vive all’interno del casco delle banane, fuggito subito dopo l’avvistamento.
Oggi pomeriggio dopo pranzo Eleonora ed Alice hanno deciso di fare una nuotata (aquagim) e nell’occasione dare da mangiare ai pagliacci. Mentre Alice si metteva il costume Eleonora ha preso dall’odoroso frigorifero un gamberetto, il quale sapeva di morte e putrefazione, in quanto il famoso elettrodomestico sembra avere dei problemi. Infatti il materiale utilizzato da Giulia e il resto del cibo per pesci non sembra congelare ne essere abbastanza freddo. Per questo Eleonora è stata bandita dal container ed obbligata a filare in acqua.
Come sempre, senza peli sulla lingua, vi salutiamo e attendiamo vostro caloroso riscontro!
Vi invitiamo a esprimere a noi diretti interessati le vostre opinioni, commenti, suggerimenti, critiche etc etc!
Ia Orana!
Oh Geco, morituri te salutant (cit. Alice Montagner)
Altro post in diretta dal mio assolato bungalow, inondato da un caldo tremendo quest’oggi, e a tratti rinfrescato da quelle pioggerelline che a distanza di un’ora l’una dall’altra fingono di riportare un clima mite. Sottolineo “fingono”. Dopo un lauto pranzo offertoci dal provetto chef Stanley -accompagnato dalle consuete birre Hinano e ottimo vino- tutti qui ci stiamo godendo il riposo domenicale.
A pochi secondi fa risale il tragico ritrovamento di un cadavere nel mio bungalow (il cui pavimento è al momento così sporco che le formiche ci rimangono attaccate, ma provvederò all’operazione igiene di qui a poche ore), il povero geco Sancho “il geco marcio”, creatura un po’ putrefatta rinvenuta a fianco del mio letto. Insieme ad Alice ho dato al piccolo amico sgusciante una degna sepoltura in un vaso di fiori con tanto di cerimonia funebre. Dopo la stupenda esperienza della Hawaiki Nui di venerdì mattina, la caratteristica gara di piroghe che si svolge annualmente in Polinesia Francese, con partenza a Tahiti ed arrivo nella splendida spiaggia di Matira, ci siamo concessi un week end di assoluto relax. Ci tengo a sottolineare che, per un motivo e per l’altro, ho evoluto un amore profondo per la fantastica Matira Beach. Con questo tipico link di Wikipedia vi offro la possibilità di sapere di più riguardo alla competizione PIROGOSA
http://it.wikipedia.org/wiki/Hawaiki_Nui_Va%27a
Wikipedia fonte di ogni conoscenza e sapere umano.
Il sabato pomeriggio ha visto me e Nadia partire con aria avventurosa alla volta dell’unica strada ufficialmente asfaltata dell’isola, e percorrere temerariamente circa metà Bora Bora pedalando sui due rottami di biciclette che -non senza fatica- ci aiutano un po’ negli spostamenti impegnativi. Dopo una consistente pedalata, già sulla via del ritorno nel tardo pomeriggio, la mia bicicletta ha deciso di abbandonarmi, il pedale destro di non muovesi più, così che ho dovuto percorrere un discreto tratto di strada portandola a mano. Nel frattempo il resto del gruppo si godeva birre rinfrescanti sulla veranda di Stanley conversando amabilmente (dopo la pedalata del secolo anche io li ho raggiunti). Per onorare il sabato sera (non che qui si faccia troppo caso al tempo che passa in verità, ogni giorno si confonde con quello successivo), insieme a Stanley siamo andati al Panda d’Or (già il nome rende felici), ristorante cinese dell’isola, a procurarci una gigantesca pentola di Chao Men, che abbiamo mangiato tutti insieme con estrema soddisfazione. Avendo ordinato io il cibo (“Je voudrais 4000 Chao Men Sec”), posso ora vantare la conoscenza di ben due frasi a sfondo alimentare in francese. Sono infatti in grado di procurarmi cibo cinese e pain au chocolat (“Je voudrais un petit pain au chocolat”) sfoggiando una pronuncia che ingannerebbe il più francese dei francesi; il fatto che non sia in grado di esprimere altri concetti nella raffinata lingua è secondario. Ora grazie alla condivisione di queste due fondamentali frasi da parte mia sapete procurarvi cibi carini anche voi.
Tra oggi e domani dobbiamo organizzare il nostro adventure trip sulla selvaggia isola di Tupai, landa desolata e abitata da numerosissimi gatti e maiali selvatici (per mia somma gioia in quanto FELINOFILA), dove ci attende un’avventura degna della miglior puntata di Lost: sprovvisti di servizi igienici e probabilmente destinati a una nottata di umido sonno sulla spiaggia. Alice freme ormai da giorni nell’attesa di questo tuffo nel selvatico verde di questa famigerata isola della quale andiamo parlando ormai da settimane. Domattina sveglia alle 6, spesa e organizzazione alimentare di una certa portata e poi via in barca, alla volta dell’avventura polinesiana. Visto che siete stati abbondantemente aggiornati sulle ricerche cosmetiche di Giulia, che lavora febbrilmente in laboratorio filtrando e analizzando cose da giorni (“cose” è la massima definizione che potete ottenere da me, visto e considerato che mi repellono le analisi, le provette e lo star chiusi in un “laboratorio”), vi aggiornerò sommariamente anche su quello di cui mi sto occupando io. I miei bambini arancioni a strisce (amabili Nemo pieni di vita e agilità) sono in piena salute e le coppie che si sono create resistono e paiono avere successo. Tutti e 6 gli Amphiphrion nuotano a due a due inseguendosi con aria goliardica all’interno della rete e strusciandosi dentro il loro amato anemone. L’originaria diffidenza sembra scomparsa, qualche mattina mi fanno addirittura la concessione di venire a nutrirsi in superficie, o perlomeno venire a scrutare il cibo sul pelo dell’acqua. Sono riuscita ad ottenere addirittura un contatto fisico quando una della femmine (Ginger, per essere precisa) ha deciso di interessarsi al mio dito immerso nell’acqua.
Ciò che mi rende triste è la continuativa zitellaggine delle mie altre due signore pesce pagliaccio, due femmine di Blue Stripe Clownfish che tutt’ora vivono solitarie in due vasche separate aspettando il pesce della loro vita; siamo in attesa di organizzare una spedizione in barca alla ricerca di due scapoli d’oro (AAA cercasi 2 pesci pagliaccio maturi, amanti della vita domestica e in grado di occuparsi seriamente di un anemone e una moglie fissa –più eventuali uova-, astenersi perditempo, telefonare ore pasti e gamberetti). La condizione di queste due signore mi intristisce un po’, in quanto uno dei motivi per i quali mi sono interessata a questa specie di pesci è il loro comportamento nell’ambito della coppia. Tendono infatti ad essere molto selettivi e a formare coppie per la vita, caratteristica di alcuni animali che ogni volta mi stupisce e affascina. Sebbene sia un ambizioso progetto, sarei felicissima di poter assistere alla preparazione del nido da parte degli esemplari maschi, che con estrema dovizia lisciano la superficie di deposizione e insieme alla loro compagna si profondono in deliziose cure parentali. Possediamo anche due nuove Varò, di taglia molto piccola, anch’esse sembrano starsi acclimatando alla vita d’impianto con successo. Ovviamente anche queste due giovani amiche furono pescate dal buon Stanley (nonostante l’impegno serio che ogni volta tutti ci mettiamo, la quasi totalità di noi sembra avere congenita incapacità ad individuare i giusti buchi che indicano una Varò-tana).
Con ciò mi concedo del riposo, il mio sdraio ed io abbiamo raggiunto un’unione spirituale di livello superiore. Ia Orana!
Post post scientifico:
-il pH-metro è stato ricavato da un voltometro (io non ho ancora capito come si usa, visto che inserendolo più volte nello stesso liquido, a differenza di qualche secondo, il valore misurato cambia, ma Mauro sembra sapere come fare ed esegue lui le misurazioni per me)
-il filtro era a maglia troppo stretta: per filtrare 400 ml sono state impiegate 5 ore (non ero certamente di buon umore dopo aver passato 5 ore in piedi in laboratorio umido a lavare il filtro ogni 5 minuti, perchè la maglia si intasava, per poi scoprire che tutto il mio lavoro era da buttare per una dimenticanza non mia).
-le pastiglie DPD no 1 per il test del cloro non si sciolgono poichè sono datate, e quindi non permettono di eseguire il test.
-il congelatore fatica a congelare
-frullare a 4°C al buio è stato impossibile. Inizialmente ho tenteto di frullare tenendo a bagno maria nel ghiacco le sostanze e coprendo con della stagnola per non avere luce, ma non si raffreddava nulla; quindi ho lasciato le sostanze in frigo per qualche ora in modo che si raffreddassero e raggiungessero i 4°C per poi frullarle sotto un tavolo al coperto dalla luce.
La temperatura della Polinesia, nonostante tutti i miei sforzi, mi ha reso impossibile mentenerei 4°C se non per pochi minuti.
Per il resto.... ok!
POST SCIENTIFICO : ESTRAZIONE DI ZOOXANTELLE DA TRIDACNA E PREPARAZIONE DI UNA COLTURA DI ZOOXANTELLE
Materiali e metodi:
coltello da cucina;
filtro;
fertilizzante NuSalts (contenuto: NaNO3 30,0 % ; NaH2PO4 ∙H2O 2,0 %; Na2EDTA 2,0% ;FeCl2 ∙6H2O 1,26 %; CuSO4 ∙ 5H2O 0,004 % ; ZnSO4 ∙ 7H2O 0.0084% ; CoCl2∙ 6H2O 0,004%; MnCl2 ∙ 4H2O 0,008%; Na2MoO4 ∙2H2O 0,001% ; blotin 5 ug/L; Cyanocobalamin 5 ug/L; Inerts 64,0%;)
pallone da 6 L;
tiosolfato di sodio;
clorimetro;
acqua di mare;
acqua dolce;
areatore;
gorgogliatore;
salinometro;
ipoclorito di sodio;
bilancia (Kern EMB 220-1);
cilindro graduato;
Descrizione:
Due esemplari di Tridacna sp., colorazione simile, vengono aperti con l'ausilio di un coltello da cucina e viene asportata la parte di mantello colorata.
Il mantello viene strofinato su una superficie liscia ienergicamente ed in modo tale che questo rilasci un liquido scuro contenente zooxantelle e proteine.
Questo liquido viene raccolto e lasciato in acqua dolce a temperatura ambiente per 15 minuti in modo che muoia tutto il contenuto del liquido tranne le zooxantelle, filtrato, ed inserito all'interno di un pallone contenente una soluzione 30x1000 di acqua di mare sterilizzata e concimata con l'aggiunta di una spatolata di fertilizzante ed inserito un gorgogliatore.
Al fine di mantenere sterile la soluzione, il collo del pallone deve essere riempito di cotone.
Il livello del liquido all'interno del pallone viene mantenuto fisso, mettendo acqua dolce per compensare quella evaporata.
Sterilizzazione acqua di mare:
A 5L di acqua di mare viene aggiunto 1 cl di ipoclorito di sodio per ogni litro e il tutto lasciato a riposo per 12 ore.
Dopo questo tempo viene aggiunta all'acqua 1mg/lL di tiosolfato di sodio per neutralizzare l'ipoclorito di sodio.
Per assicurarsi che non siano rimasti residui di ipoclorito di sodio nel liquido si esegue un misurazione del cloro con l'ausilio di test pH-cloro.
Risultato:
La procedura appena descritta non è stata portata a termine a causa di una spiegazione non corretta di uno dei passaggi appartenenti al metodo riportato in questo post.
POST SCIENTIFICO : ESTRAZIONE ACQUOSA DI PRINCIPI ATTIVI DA SPUGNE, OLOTURIE ED ALGHE
Materiali e metodi:
3 gr di materiale secco (spugne, oloturie, alghe);
100 ml di acqua distillata;
bilancia (Kern EMB 220-1);
frullatore (Silver crest);
centrifuga (Medium MSE speed);
pipette;
vetreria varia;
filtro;
Descrizione:
Le spugne e alghe, sono state prelevate dalle reti delle gabbie e poste a seccare, sotto il sole all'interno di tamisi, per la durata di 3 giorni avendo però cura di non far ricevere loro la luce diretta del sole.
Le oloturie sono state prelevate nella baia antistante l'impianto da alcune zone sabbiose, per la loro essiccazione invece sono state poste su pietre e sulle assi del pontile, ed esposte per 3 giorni costantemente al sole, avendo cura di girale di tanto in tanto per permettere che entrambi i lati potessero essiccarsi omogeneamente.
Sono stati pesati 3 gr ( peso secco) per ciascun organismo e aggiunti ad essi 100 ml di acqua distillata, il tutto è stato frullato al buio, alla temperatura di 4°C e successivamente posto in frigorifero per una notte.
Il giorno successivo dalla soluzione è stata prelevata la parte liquida con una pipetta e centrifugata a massima velocità per 10 minuti, prelevato il sopranatante, filtrato con un filtro a maglia fine e posto in congelatore.
I protocollo descritto è stato ripetuto 3 volte, una per ogni tipo di organismo utilizzato e in momenti diversi
POST SCIENTIFICO : ESTRAZIONE ORGANICA DI PRICIPI ATTIVI DA SPUGNE, OLOTURIE ED ALGHE
Materiali e metodi:
2 gr di materiale secco (spugne, oloturie, alghe);
70 ml di acqua distillata;
bilancia (Kern EMB 220-1);
pH-metro;
HCl;
NaOH;
centrifuga (Medium MSE speed);
pipette;
vetreria varia;
Descrizione:
Le spugne e alghe, sono state prelevate dalle reti delle gabbie e poste a seccare, sotto il sole all'interno di tamisi per la durata di 3 giorni avendo però cura di non far ricevere loro la luce diretta del sole.
Le oloturie sono state prelevate nella baia antistante l'impianto da alcune zone sabbiose, per la loro essiccazione invece sono state poste su pietre e sulle assi del pontile, ed esposte per 3 giorni costantemente al sole, avendo cura di girale di tanto in tanto per permettere che entrambi i lati potessero essiccarsi omogeneamente.
Da ogni organismo sono stati prelevati 2 gr (peso secco) e posti in contenitori con 70 ml di acqua distillata e acidificato con l'utilizzo di HCl fino a pH 2 controllando tale valore con l'ausilio di di un pH-metro.
Il preparato è quindi stato lasciato in frigorifero, a 4°C, per una notte.
Il giorno seguente, la soluzione è stata portata a pH 7 con l'ausilio di NaOH fino al valore desiderato.
Il risultato è stato quindi centrifugato, per eliminare eventuali residui, alla massima velocità per 10 minuti, prelevato il sopranatante e conservato in congelatore.
I protocollo descritto è stato ripetuto per ogni organismo, in momenti diversi.
Lutti, serate polinesiane, partenze e disavventure domestiche.
Dopo 2 serate di vaghe proposte “scriviamo un post?” “si si domani lo scriviamo”, non vedendo comparire ancora nulla di scritto dai miei compagni di (dis)avventure, ancora una volta vi aggiorno io su cosa capita qui tra un mango e l’altro. Purtroppo non molto di scientifico si può dire degli ultimi giorni, che sono stati costellati da problemi di molteplice foggia. In primis la nostra farm è ufficialmente vestita di nero per lutto, la favorita Lysosquilla, la più grossa e promettente di tutte, è morta 2 notti fa (mi viene spontaneo sottolineare che, pace all’anima sua, era proprio quella che portava il mio nome). Purtroppo fattori esterni dei quali non siamo ancora certi la hanno colta nel momento di massima debolezza, ovvero durante la muta, quando il corpo dell’animale è particolarmente vulnerabile.
Quando oramai la bestiola era considerabile la nostra paffuta mascotte, ha deciso di abbandonarci lasciando una certa tristezza in noi e raggiungendo il precedentemente deceduto pesce pagliaccio, che ci aveva lasciato due settimane fa.
Passando a cose più allegre, vi avevo lasciati ai nostri progetti serali di sabato; in compagnia di Stanley e Karim siamo andati all’Hotel Matira a goderci il nostro primo balletto tradizionale polinesiano. Non contento di guardare e basta, Enrico si è fatto entusiasticamente coinvolgere dalla più morbida delle sinuose ballerine, le quali al termine degli spettacoli sono solite coinvolgere gli spettatori per farli partecipare alle danze, e si è destreggiato in una dimostrazione di ballo insieme a lei. Vivacizzata ulteriormente da un’ottimo cocktail tipicamente BoraBorese offertoci da Stanley, la serata che doveva continuare al Bloody Mary si è invece trasferita su una pittoresca spiaggia, che ci ha visti sorseggiare succhi tropicali e fare brillanti conversazioni sotto un cielo stellato che ogni notte ci lascia a bocca aperta per la sua bellezza. Non ancora soddisfatti, alcuni di noi hanno optato per un rinfrescante bagno di mezzanotte, in un mare notturno molto diverso da quelli cui siamo abituati a casa. Una serata che difficilmente dimenticheremo, e che si è conclusa con impegnate chiacchiere a casa di Stanley davanti alle nostre ormai affezionate birre Hinano. Dopo un paio d’ore di fitta conversazione (come sempre un pout pourri di lingue tra francese, inglese e italiano), anche io, Enrico, Karim e Alice, i più notturni del gruppo, abbiamo ceduto al richiamo dei nostri letti -e fidatevi, alcune nottate tra zanzare e infelici, alte temperature, non sono affatto semplici da affrontare- . La domenica è trascorsa in maniera molto rilassata e ci siamo concessi un’oretta di sonno in più rispetto alla normale routine, svegliandoci alle 7. Dopo le consuete, amate, oleose, splendide frittelle che ormai sono un appuntamento fisso (è d’obbligo un “grazie Stanley”, vederlo arrivare con quel sacchettino bisunto alle 8 di ogni domenica mattina e sapere cosa ci attende all’interno ci riempie sempre di gioia) siamo andati a fare snorkeling su una splendida barriera corallina. Tra coloratissimi pesci e organismi di ogni tipo, Marco ha anche potuto fare la sua prima ripresa “seria”, immortalando i momenti più significativi. Degno di nota l’incontro con una murena davvero gigante, che con aria puntuta lasciava uscire la testa da una gigantesca roccia e palesando un “sorriso” tutto denti da far venire i brividi. Dato il tempo poco clemente e assai nuvoloso, il pomeriggio è stato di totale relax, salvo la produzione di un altro salame di cioccolata (si siamo ripetitivi e cacao dipendenti, ma come biasimarci), delizia dolciaria che oramai sta diventando merce di scambio per ogni tipo di cortesia ricevuta (e credetemi, le cortesie ricevute ci stanno salvando..). Ma come non menzionare il dramma del fine-settimana! Cosa mai sarà successo direte voi. Cosa poteva succedere di domenica, quando tutte le attività commerciali sono chiuse e Bora Bora sembra spegnersi in una siesta gigantesca? E’ terminata la bombola del gas. Preso atto dell’impossibilità di procurarcene una sino al lunedì, la serata polinesiana ci ha visti affrontare la cottura di carote e cibo vario in una pentola appoggiata direttamente su un fuoco da campo. Molto pittoresco, ma poco efficace per quanto riguarda la consistenza delle carote prima e dopo la cottura, pressoché invariata.
Tutt’ora manchiamo di bombola, in quanto, sappiatelo, qui le bombole del gas sono merce rara e vengono ordinate quasi su prenotazione. Tant’è che abbiamo dovuto aspettare che giungesse la nava che le trasporta (circa una volta a settimana, se va bene). Al momento stiamo utilizzando un forno portatile con anche fornelli a piastra che ci è stato prestato dalla gentilissima sorella di Stanley. Un’altra novità nella nostra vita d’impianto è stata la partenza di quello che oramai era un po’ come un vicino di casa non solo per me (dirimpettaia di bungalow) ma anche per gli altri: dopo 1 anno di permanenza tra Papeete e Bora Bora, Karim è partito ieri mattina per trascorrere un altro mese di lavoro a Tahiti e poi probabilmente sparirsene in qualche altro pittoresco posto in giro per il mondo, come d’abitudine. Per salutarlo come si deve, Enrico si è prodigato in un pomeriggio di cucina intensiva, e abbiamo fatto una cena tutti insieme.
Aggiornamento: sto distribuendo la composizione di questo post tra 2 giornate, ieri sera avevo moooolto sonno e non ho fatto in tempo a finire. Questo mi da l’occasione di aggiornarvi anche sulle prime disavventure di oggi, ovvero l’ennesimo lutto che ci ha colpiti. Un’altra varò (Lysiosquilla) è morta durante la notte, e la mia mattinata è allegramente trascorsa tra sezioni, biopsie e messa in formalina di parti del corpo sue e del povero pesce pagliaccio che ci aveva lasciati l’altro giorno. Io personalmente sono un po’ triste in tal proposito, veder morire gli animali di cui ci si sta prendendo cura è sempre bruttissimo, specialmente quando ormai ci si stava affezionando e li si nutriva con lo stesso spirito e lo stesso piacere che traggono le nonne nell’accudire i nipotini, e la stessa soddisfazione nel vederli mangiare con gusto. Ma tant’è, c’est la vie.
Carcharhinus melanopterus e Rajiformes.
Pongo qui una piccola parentesi non-scientifica: mentre appollaiata nell'ufficio scrivo per voi, i restanti survivors preparano un altro salame di cioccolata per il nostro amato Stanley, il quale ci ha permesso di passare quella che penso sia stata per tutti una delle BEST MORNINGS EVER (ve ne parlerò al termine della parentesi non-scientifica). Mentre si danno all'arte culinaria, gli effluvi della cioccolata sembrano star penetrando nei cervelli dei miei compagni isolani. Enrico è appena giunto da me portando con sè la ciotola dell'impasto di cioccolata e biscotti perchè io potessi consumarne i resti, sostenendo che lui "pensa al bene di tutti noi" (quello che io invece chiamo la sua amorevole smania di accudirmi), Alice invece, che solitamente come me non è troppo incline alle dimostrazioni d'affetto, è arrivata saltellando e in preda all'effetto della Feniletilamina (su, googlatevi pure questa, ma quanto sono scientifica oggi? eh? quanto?) mi ha abbracciata e si è effusa in affettuosi amichevoli convenevoli. La cioccolata (sarà che ne abbiamo poca) ci crea una certa quantità di scompensi psico-somatici pare.
Torniamo ora alla nostra mattinata fantastica! Essendo giunto il week end ci siamo crogiolati, fin dalla prima colazione, del tempo libero che finalmente avevamo (eh si, sabato e domenica FREE). Dopo aver svolto le consuete operazioni di routine (alimentazione degli animali, controllo temperatura e salinità delle vasche interne, esterne e dell'acqua di mare, nuovo ciclo di analisi del mangime per le Lysosquilline) siamo stati reclutati da Stanley per una spedizione in barca. Campeggiava nell'ormai amatissimo mezzo di trasporto un grosso trancio di tonno bianco, perchè, indovinate indovinate dove siamo andati? A fare shark and ray feeding! (noto anche come nuotare con aria entusiasta in mezzo a squali pinna nera e pastinache) Nello splendido reef di Bora Bora si trovano infatti questi splendidi animali, vi aprirò una piccola PARENTESI SCIENTIFICA prima di dilungarmi in entusiasti resoconti della nuotata più bella della mia vita -e penso di poter tranquillamente parlare anche per conto dei miei compagni di naufragio-. Cercherò di non essere troppo prolissa visto che già al tempo i nostri predecessori Andrea, Pietro e Luca avevano fornito un resoconto dettagliato sulla medesima esperienza.
Lo squalo pinna nera del reef (Carcharhinus melanopterus) appartiene al genere Carcharhinus ed alla famiglia Carcharhinidae. Può essere facilmente identificato per le vistose chiazze nere all'estremità delle pinne. Si tratta di una delle specie più diffuse nelle barriere coralline delle zone tropicali degli Oceani Indiano e Pacifico, predilige le acque poco profonde e sotto costa, al punto che la sua prima pinna dorsale emersa dall'acqua è una visione caratteristica delle aree succitate. La maggior parte di questi animali abita spianate sabbiose o piattaforme coralline. In genere raggiungono lunghezze di 1.6 metri. Il loro territorio è molto ristretto, e ad esso sono piuttosto fedeli, visto che lo cambiano soltanto una volta che sono trascorsi vari anni dall'ultima volta. Sono predatori attivi di piccoli pesci ossei, cefalopodi, crostacei, ma sembra che si nutrano anche di serpenti d'acqua ed uccelli marini. Come gli altri membri della famiglia anche questa specie è vivipara e le femmine partoriscono da 2 a 5 figli in un ciclo che può essere biennale, annuale, o in alcuni casi addirittura semestrale. La gestazione può durare 7-9, o 10-11, o addirittura 16 mesi a seconda della zona. L'accoppiamento è preceduto dall'avvicinarsi del maschio alle spalle della femmina, attirato da speciali segnali chimici. Timido e schivo, è difficile da osservare e raramente pone un pericolo per l'uomo. La carne di questi squali viene utilizzata assieme alle pinne ed all'olio di fegato. L'International Union for Conservation of Nature (IUCN) ha stabilito che la specie è prossima alla minaccia, poiché, anche se in generale i numeri sono ancora confortanti, una pesca eccessiva negli ultimi anni ed il suo basso tasso riproduttivo sta riducendo fortemente alcune popolazioni locali.
La razza -dell'ordine dei Rajiformes - è un pesce cartilagineo dal corpo piatto. Il superordine cui appartiene, Batoidea, è formato da 500 specie divise in 13 famiglie. La maggior parte hanno cinque fessure branchiali sotto le pinne pettorali, la pinna anale è assente. Gli occhi e gli spiracoli sono situati sulla parte superiore della testa. Vivono solitamente in acque profonde e sono diffuse in numerosissime zone geografiche in particolar modo nelle acque tropicali e subtropicali.
Finora non sono stati pienamente compresi il ruolo ecologico e la complessità del comportamento delle razze. Con la loro temibile reputazione, gli squali sono da sempre studiati, rispettati e temuti, molto più di animali considerati “semplici” quali le razze. Oggi invece si sa che i Raiformi sono animali complessi, con un’elevata massa cerebrale e sensi sviluppati. Tuttavia, le conoscenze sul loro comportamento si basano su fotografie di sub e osservazioni sugli animali alloggiati negli acquari pubblici. Le razze sono animali sociali che non di rado si riuniscono in grandi banchi con centinaia o persino migliaia di individui. I branchi di aquile di mare spesso recano anche un grande danno alle coltivazioni di ostriche e cozze, tanto che gli acquacoltori tentano di premunirsi usando reti metalliche per bloccarle. La loro pelle è sensibile al tatto: se accarezzate, entrano in uno stato di torpore. Nelle barriere coralline (ma anche, seppur in misura minore, nei mari temperati), non è raro sorprendere razze solitarie presso vere e proprie “stazioni di pulizia”: volteggiano lente poco sopra il fondo mentre piccoli pulitori (labridi) mangiano residui di cibo e parassiti fastidiosi. È un ottimo esempio di simbiosi: la razza viene ripulita, e il labride ci guadagna un pasto. Altri pesci ossei accompagnano le razze, tra cui le remore e i pesci pilota, che approfittano degli avanzi di cibo del pesce o dalle piccole prede che porta allo scoperto muovendosi nel fondo.
E' stata come vi ho già accennato, un'esperienza splendida per tutti noi, compresa la nostra Nadia che -seppur all'inizio fosse molto diffidente ad immergersi insieme agli squali-, incoraggiata da noi è stata poi entusiasta di averci raggiunti nell'acqua. Con l'aiuto del trancio di tonno di cui sopra, abbiamo potuto attirare le razze tra le nostre braccia e bocche (si, le abbiamo baciate), stando attenti a non calpestarle, in quanto ne avevamo almeno una ventina che ci nuotavano intorno. Marco (che ha dichiarato che dopo aver fatto questa esperienza può anche morire felice) ha ricavato un succhiotto sulla pancia da una razza, a me è stato invece succhiato un dito con un certo vigore, in quanto una razza lo ha scambiato per un pezzo di pesce.
In preda ad un raptus fotografico, io e Alice ci siamo messe all'inseguimento paparazzante di una coppia di splendidi pesci Picasso, incuranti del fatto (nozione appresa solo più tardi da Mauro) che questi animali sono tanto pacifici quando solitari quanto irascibili se in coppia. Tuttavia anche questa mini avventura si è conclusa positivamente e nessuna di noi ha avuto problemi con i graziosi amici pinnati.
Vado ora a godermi il pomeriggio libero nel bungalow, per poi magari fare un giretto turistico a Vaitape oppure una camminata serale lungo la spiaggia. Salvo cambiamenti di programma, stasera dovremmo andare al Bloody Mary, il famoso locale Bora Borese, in quanto dopo vi si terrà una festa.
Ia Orana!